Il “perché” dello skin care nella dermatite atopica

Elena Galli 1, Nunzia Maiello 2, Giampaolo Ricci 3, Elisa Anastasio 4, Giuseppe Baviera 5, Lucia Caminiti 6, Elena Carboni 4, Rossella Carello 1, Francesca Cipriani 3, Iria Neri 7

1 UOS ImmunoAllergologia Pediatrica, Ospedale San Pietro FbF, Roma; 2 Dipartimento della Donna, del Bambino e di Chirurgia Generale e Specialistica, Università degli Studi della Campania L. Vanvitelli, Napoli; 3 Università di Bologna; 4 Clinica Pediatrica, Università degli Studi “Magna Grecia”, Catanzaro; 5 Pediatra-Allergologo, Libero Professionista, Roma; 6 UOS Allergologia Pediatrica, Dipartimento di Patologia Umana dell’Adulto e dell’Età Evolutiva G. Barresi, Azienda Ospedaliera Universitaria G. Martino, Messina; 7 UO Dermatologia, Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale, Università di Bologna

È noto come la patogenesi della dermatite atopica sia determinata dall’interazione fra fattori genetici, epigenetici ed ambientali, eterogeneo spettro di difetti immunologici e numerose alterazioni della barriera e del microbioma cutaneo. Questa complessa patogenesi ci induce subito a comprendere perché attualmente non esista ancora una terapia definitiva della malattia. 

Il trattamento di base consiste nel cercare di raggiungere rapidamente un buon miglioramento cutaneo e un buon controllo del prurito e mantenere questa situazione “ottimale“ stabile il più a lungo possibile mediante un corretto e costante utilizzo di emollienti e detergenti specifici, il cosidetto skin care.

L’utilizzo quotidiano dello skin care, consigliato da tutte le più recenti Linee Guida, rappresenta infatti un complemento indispensabile per aiutare il ripristino delle funzioni della barriera cutanea sempre altamente compromessa nella dermatite, anche in apparente fase di benessere.

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