I disordini linfoproliferativi come espressione di immunodeficit primitivi: dalla diagnosi alla terapia mirata

Lymphoproliferative disorders as presenting feature or expression of inborn errors of immunity: from the diagnosis to target therapy

Beatrice Rivalta 1,2, Mattia Moratti 3, Francesca Conti 4

1 Dipartimento Pediatrico Universitario (DPUO), Immunoinfettivologia, Unità di ricerca sulle Immunodeficienze Primitive, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, IRCCS, Roma, Italia; 2 Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma; 3 Specialty School of Pediatrics, University of Bologna; 4 Pediatric Unit, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna

DOI 10.53151/2531-3916/2022-2

Oramai nota è l’associazione tra immunodeficienze primitive (IDP) e manifestazioni di immunodisregolazione quali linfoproliferazione e autoimmunità. Queste sono espressione di un’alterazione dei meccanismi di omeostasi e dei check-point che regolano il ciclo cellulare delle cellule linfoidi. La linfoproliferazione impatta in modo negativo sulla qualità di vita dei pazienti, rendendo spesso necessarie numerose biopsie e interventi chirurgici e trattamenti prolungati con steroidi o immunosoppressori. Nondimeno, elevato è il rischio di evoluzione verso forme neoplastiche. Questi quadri sono spesso di difficile interpretazione sia per il clinico che per l’anatomopatologo. Il quadro istologico può mostrare alterazioni difficilmente ascrivibili a categorie specifiche di malattia in cui l’architettura del linfonodo risulta alterata dalla sottostante IDP. In alcuni casi le nuove tecniche di biologia molecolare (next generation sequencing) mediante analisi dell’esoma o dell’intero genoma, permettono di identificare l’immunodeficienza sottostante. Per alcune IDP associate a linfoproliferazione sono disponibili farmaci specifici efficaci nel ridurre i sintomi, migliorare la qualità di vita e probabilmente ridurre il rischio di complicanze e degenerazione maligna. Si consideri, ad esempio, il caso della rapamicina per il trattamento della sindrome da fosfoinositide 3-chinasi attivata (APDS) e dell’abatacept nel trattamento del deficit della proteina 4 associata ai linfociti T citotossici (CTLA4).

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