Grano e sistema immunitario: chi l’ha detto che il problema sia sempre la celiachia?

Luca Pecoraro, Laura Tenero

Dipartimento di Scienze della Vita e della Riproduzione, Clinica Pediatrica, Università degli Studi di Verona

S. è un lattante di 6 mesi, che ha trascorso i primi mesi della sua vita senza elementi anamnestici degni di nota: nato a termine da gravidanza normodecorsa, non problemi in perinatalità, svezzamento regolare fino a quel momento. A due ore dall’introduzione del semolino nella dieta, comparsa di pomfi diffusi su tutto il corpo, edema dei padiglioni auricolari, vomito ripetuto, con autorisoluzione. Successivamente eseguiti prick test per alimenti con riscontro di positività solo per il grano. Eseguito inoltre prick by prick con semolino: negativo. Valutato dal curante, che impartisce indicazioni di attendere 10 giorni prima dell’introduzione di semolino di differente marca, in quantità crescenti con il progredire dei giorni. Non riferita comparsa di manifestazioni cliniche. Dopo un mese di svezzamento con dieta ad esclusione dell’alimento, viene somministrata nuova dose di semolino: dopo circa 4 ore dall’assunzione, episodio di pallore, astenia, in associazione a ripetuti episodi di vomito; risoltisi circa 1 ora dopo l’insorgenza della sintomatologia. Proseguito lo svezzamento e dieta senza grano e derivati, senza sintomatologia clinica. All’età di 1 anno eseguiti RAST per grano e ImmunoCap per le componenti del grano stesso: IgE per grano: 2,33 kUA/l; Tri a 14: 3,69 kUA/l; gliadina: 0,36 kUA/l; Tri a 19 0,10 kUA/l. Alla luce della sintomatologia clinica a seguito dell’assunzione dell’alimento e dell’esito degli accertamenti eseguiti, si pone diagnosi di allergia al grano e si dà indicazione a proseguire dieta priva di grano, con rivalutazione allergologica nei mesi successivi.

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