Educare alla prevenzione e terapia in tempi di COVID-19: le vaccinazioni per i bambini allergici

A cura della Commissione Famiglia, Scuola, Associazioni della SIAIP Lucetta Capra 1, Rachele Antignani 2, Ermanno Baldo 3, Luigi Calzone 4, Lucrezia Sarti 5, Stefano Rizzi 6, Giovanni Cavagni 7 (coordinatore)

1 Pediatra, Ferrara; 2 Pediatra di Libera Scelta, Pomigliano d’Arco; 3 Consulente scientifico e Responsabile per l’Attività Pediatrica presso le Terme di Comano, Comano (TN); 4 UOS Pediatria di Comunità Distr. Fidenza, AUSL Parma; 5 UOC Allergologia Pediatrica Ospedale Meyer, Firenze; 6 Dipartimento di Scienze dell’Età Evolutiva AO Ospedale San Carlo Borromeo, Milano; 7 Servizio di Allerologia Pediatrica, Centro Diagnostico Europeo, Parma

La pandemia da coronavirus ha colto la comunità medica impreparata ed indifesa. In una situazione emergenziale come quella che abbiamo vissuto e stiamo tuttora vivendo tutte le risorse sono state dirottate sulla gestione della epidemia e sono state imposte drastiche misure di distanziamento sociale per contenerla. Questi eventi hanno causato la chiusura dei servizi specialistici dedicati alle malattie croniche con conseguente interruzione del contatto fisico tra paziente, famiglia e specialista. I Servizi di Allergologia pediatrica non fanno eccezione e, anzi, a questo si aggiunge che le gravi ripercussioni sull’apparato respiratorio causate dal virus aumentano l’ansia dei pazienti affetti da patologia respiratoria allergica e le paure dei loro famigliari. Inoltre, in  un quadro di recessione economica come quello che ci attende, le patologie croniche rischiano di avere meno attenzioni, con conseguenze molto impegnative sulla salute a lungo termine. In questo scenario assume un ruolo importante il lavoro che è stato fatto, nei pazienti con patologia cronica, nei confronti della “Educazione Terapeutica” e cioè un “trasferimento” di competenze terapeutiche pianificato e organizzato in cui le famiglie e i pazienti apprendono dal personale sanitario le informazioni, le capacità pratiche e gli atteggiamenti necessari all’autogestione della malattia. I pazienti e le famiglie “educati” si sentiranno meno soli di fronte ad una gestione della malattia in assenza delle visite di controllo programmate e della relazione fisica con il Pediatra di riferimento e avranno meno paura di non sapere governare i sintomi e gestire i farmaci.

Certo sarà fondamentale mantenere un contatto a distanza: molto recentemente l’Istituto Superiore di Sanità ha redatto un rapporto sulla importanza della Telemedicina in questi frangenti e in quelli che verranno (Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2020), tuttavia non dobbiamo dimenticare che l’accesso alla tecnologia non è uguale per tutti e sono proprio le fasce sociali più fragili (che sono più fragili anche nella gestione delle malattie croniche) a subire le maggiori limitazioni: per questi aspetti diventa fondamentale l’avere costruito un buon rapporto con la medicina del territorio (pediatri di libera scelta, servizi domiciliari) che sono e sempre più saranno un tramite fondamentale tra il paziente e lo specialista. Il buon rapporto tra le figure appena citate si rivelerà fondamentale non solo per i pazienti già in carico ma anche per quelli di nuova diagnosi per i quali dovremo elaborare percorsi diagnostici, assistenziali e anche educativi del tutto nuovi. 

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