La profilassi anti-infettiva nelle immunodeficienze primitive

a cura della Commissione Immunologia della SIAIP: Viviana Moschese1, Carlo Capristo2, Fabio Cardinale 3 (coordinatore), Michele Fiore4, Silvana Martino5, Baldassarre Martire6, Annarosa Soresina7

1Policlinico Tor Vergata, Università degli Studi di Roma 2 “Tor Vergata”, Roma; 2 Dipartimento di Pediatria, Seconda Università di Napoli; 3Struttura Complessa di Medicina e Pneumo-Allergoimmunologia Pediatrica, Azienda Ospedaliera-Universitaria Policlinico “Giovanni XXIII”, Bari; 4Pediatra di Libera Scelta, Consigliere Nazionale FIMP, Genova; 5Ospedale Regina Margherita, Università di Torino; 6U.O. Pediatria “Federico Vecchio”, Dipartimento di Biomedicina dell’Età Evolutiva, Università di Bari; 7Clinica Pediatrica, Università di Brescia

Negli ultimi anni, vi è stata un’enorme spinta verso l’utilizzo della profilassi antimicrobica, secondo pratiche basate sull’evidenza, in circostanze quali la profilassi antifungina nei neonati estremamente prematuri e la profilassi antibiotica per la neutropenia associata alla chemioterapia. Tuttavia ci sono pochi dati riguardo la profilassi antibiotica nelle Immunodeficienze Primitive ed i regimi utilizzati variano tra i diversi Centri. Attualmente, la profilassi antibiotica è guidata dalla aumentata suscettibilità ai patogeni delle singole immunodeficienze e dall’esperienza acquisita in altre condizioni cliniche quali la fibrosi cistica, l’HIV e l’immunosoppressione post-trapianto. Con questo lavoro ci proponiamo di dare non solo un aggiornamento scientifico sull’utilizzo della profilassi antimicrobica nei principali disordini congeniti dell’immunità, ma anche una fotografia, per quanto parziale, di tale pratica nell’ambito del Network Italiano per le Immunodeficienze Primitive, nato nel 1999 in seno alla Associazione Italiana di Ematologia ed Oncologia Pediatrica (IPINet-AIEOP). Ulteriori studi sono necessari per individuare se, quando e come è opportuno avviare un regime profilattico efficace

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