ALLERGIA ALLA MELA: approccio diagnostico

a cura della Commissione Diagnostica della SIAIP: Lucia Diaferio 1, Davide Caimmi 2,3, Stefania Arasi 4,5, Simona Barni 6, Pasquale Comberiati 7, Carla Mastrorilli 8, Umberto Pelosi 9, Francesco Paravati 10

1 UOC Pediatria “B. Trambusti”, Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Ospedale Giovanni XXIII, Università degli Studi di Bari; 2 Unità di Allergologia, Ospedale Universitario di Montpellier (Francia); 3 Sorbonnes Universités, UPMC Paris 06, UMR-S 1136, IPLESP, Equipe EPAR, F-75013 Paris, France; 4 Unità di Allergologia, Dipartimento di Pediatria, Università di Messina; 5 Allergologia Molecolare ed Immuno-modulazione, Dipartimento di Pneumologia Pediatrica ed Immunologia, Università Charité, Berlino, (Germania); 6 SODc Allergologia, Azienda Ospedaliera Universitaria A. Meyer, Firenze; 7 Clinica Pediatrica, Università di Verona; 8 Centro di Allergologia e Immunologia Clinica, Clinica Pediatrica, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Parma; 9 Unità Pediatrica, Ospedale Santa Barbara, Iglesias; 10 UOC Pediatria Ospedale San Giovanni di Dio, Crotone

Quando la mela non leva il medico di torno

Tassonomicamente appartenente alla famiglia botanica delle Rosaceae, la mela (Malus Domestica) è uno dei frutti più conosciuti e diffusi al mondo. Ricca di significati simbolici tramandati da storia, miti e leggende (dal frutto proibito di Eva alle geniali intuizioni di Newton), la mela rimane protagonista indiscussa dell’alimentazione umana. Introdotta sin dai primi mesi di vita nell’alimentazione complementare, è uno dei frutti più consumati in tutte le fasce d’età.

È difficile determinare la prevalenza di allergia alla frutta data la scarsità di procedure diagnostiche standardizzate. Nei report dell’European Community Respiratory Health Survey (ECRHS), nel 2010 primeggiava la pesca quale frutto associato a sensibilizzazione (valutata come presenza di IgE specifiche). A seguire la mela che, dai dati relativi al 2014, ha registrato un aumento della prevalenza di sensibilizzazione nella popolazione generale, passando dal 4,2% al 6,5%.

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