Allergia alla frutta a guscio: approccio diagnostico

a cura della Commissione Diagnostica della SIAIP: Stefania Arasi 1,2, Carla Mastrorilli 3, Simona Barni 4, Davide Caimmi 5, Pasquale Comberiati 6, Lucia Diaferio 7, Umberto Pelosi 8, Francesco Paravati 9

1 Unità di Allergologia, Dipartimento di Pediatria, Università di Messina; 2 Allergologia Molecolare ed Immuno-modulazione, Dipartimento di Pneumologia Pediatrica ed Immunologia, Università Charité, Berlino, (Germania); 3 Centro di Allergologia e Immunologia Clinica, Clinica Pediatrica, Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Parma; 4 SODc Allergologia, Azienda Ospedaliera Universitaria A. Meyer, Firenze; 5 Unità di Allergologia, Ospedale Universitario di Montpellier (Francia); 6 Clinica Pediatrica, Università di Verona; 7 UOC Pediatria, Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Ospedale Giovanni XXIII, Università degli Studi di Bari; 8 Unità Pediatrica, Ospedale Santa Barbara, Iglesias; 9 UOC Pediatria Ospedale San Giovanni di Dio, Crotone

La frutta a guscio, i semi oleosi e i legumi appartengono alla stessa classe botanica e come tali condividono alcune proteine allergeniche. Il grado di omologia di tali proteine è strettamente dipendente dalla relazione botanica: ad esempio, è molto elevata tra anacardo e pistacchio (entrambi appartenenti alla famiglia delle Anacardiaceae) e tra noce e pecan (della famiglia delle Junglandaceae). Nei paesi occidentali, il consumo di frutta a guscio è incrementato negli ultimi decenni, diventando popolare come “alimento salutare”. In commercio è presente anche sotto forma di snack, come ingrediente di pasticceria, insalate e dolciumi. L’aumentata esposizione che ne consegue può verosimilmente spiegare l’incremento di prevalenza delle reazioni avverse riportate verso tali alimenti. L’olio ottenuto dalla spremitura di frutta a guscio e semi può contenere potenziali proteine allergeniche; tuttavia la loro concentrazione è molto bassa e non dovrebbe rappresentare un rischio per reazioni allergiche nella gran parte dei pazienti. Inoltre, si sottolinea che spesso gli stabilimenti industriali utilizzano filiere di produzione condivise tra diversi prodotti, per cui è possibile la contaminazione con tracce di frutta a guscio.

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